La storia a lieto fine di Angelo
La storia a lieto fine di Angelo. Angelo (nome di fantasia) viveva con la moglie e i loro quattro figli, in un paese vicino a Bologna e lavorava come facchino. Una famiglia modesta ma dignitosa. Un giorno la moglie gli dice che lo lascia perché si è innamorata di un altro (una donna). Angelo perde la testa, subisce numerosi ricoveri psichiatrici e, un giorno, si butta dalla finestra. Sì salva miracolosamente, ma gli rimarranno per tutta la vita alcuni problemi fisici fortunatamente non tanto gravi.
Angelo arriva all’Arca della Misericordia cinque anni fa, su segnalazione dei servizi sociali. Infatti, Angelo aveva perso tutto, casa, lavoro, famiglia e soprattutto sé stesso. L’abbiamo seguito, sempre collaborando con il centro di salute mentale e piano piano Angelo ha cominciato a riprendersi. La ex moglie, i figli, la famiglia di origine l’avevano praticamente abbandonato, perché per loro era pazzo e irrecuperabile.
Confesso che, per noi, in certi momenti, non è stato semplice gestire questa situazione. Come voi sapete non abbiamo poche competenze e nessuna qualifica specifica, ma come sempre, ci mettiamo il cuore. Infatti, la molla che ha permesso ad Angelo di migliorare è stato il fatto che si è affezionato a noi, ha capito che gli volevamo bene, che non lo consideravamo un povero pazzo e per lui siamo diventati la sua famiglia.
L’importante aiuto di Susanna
Per gestire la situazione, ci è stata di grande aiuto Susanna Donati, la nostra amica, volontaria, ma soprattutto psichiatra, . Quando lo psichiatra, che aveva in cura Angelo, modificò la terapia (non azzeccandola, ma può succedere), per fortuna ce ne accorgemmo e immediatamente Susanna, ne parlò con il medico e riuscì a sistemare la questione. Contro ogni aspettativa Angelo ha continuato a migliorare giorno per giorno, e questo grazie alle terapie e al nostro continuo sostegno. Negli anni ha ricominciato gradualmente a vedere i figli, si è riappacificato con la moglie e con la famiglia di origine.
Poco più di un anno fa ha avuto la casa popolare che l’Arca della Misericordia gli ha completamente arredato, grazie al magazzino della cooperativa sociale Cedro del Libano. Eravamo un po’ preoccupati, che non ce la facesse a gestirsi da solo e lo erano anche i servizi sociali. Però abbiamo deciso di dargli questa possibilità. Per un anno circa, quasi tutti i giorni prendeva la corriera da dove abitava (e abita ora), veniva all’Arca, a Caselle, per mangiare e a stare con quella che lui considerava la sua famiglia. Questo permetteva a noi di monitorarlo e a lui di non sentirsi abbandonato, anche se nessuno gli aveva mai suggerito di farlo.
I servizi sociali erano preoccupati, perché temevano che Angelo non si staccasse mai dall’Arca e che quindi il progetto della casa non avrebbe avuto un senso, era una perplessità legittima ma, fortunatamente, si è rivelata non vera. Infatti, Angelo, quando ha preso consapevolezza che per lui c’eravamo sempre noi e che doveva dare un’ulteriore svolta alla sua vita, sì è lanciato anche nel cercare lavoro. Ora grazie ad un tirocinio, è stato assunto come lavapiatti in un ristorante che si trova vicino alla casa in cui abita. È molto orgoglioso della sua busta paga e del fatto che ha una casa e un lavoro; i figli tutti i giorni vanno a trovarlo e a volte rimangono ad dormire da lui; e questo lo riempie di felicità!
Angelo ha telefonato qualche giorno fa, per ricordarci che
lui ci vuole e ci vorrà sempre bene e che rimaniamo la sua famiglia