A San Pancrazio passaggio di testimone
Dopo una lunga e approfondita analisi delle possibili soluzioni, l’Arcidiocesi di Modena ha deciso di affidare all’Arca della Misericordia la gestione dei servizi di assistenza e di ospitalità svolte in questi 50 anni, perché, in un qualche modo, continuasse l’attività di padre Romano; con un unico vincolo: la correttezza, la trasparenza e il rispetto delle norme.La comunità di San Pancrazio è da tempo un esempio virtuoso di solidarietà sociale, con particolare attenzione verso gli ultimi della terra. Il leader indiscusso di questo fenomeno è stato, per 50 anni, Padre Romano, il frate francescano che ha lasciato questo mondo giovedì 28 gennaio 2021. La notizia della sua morte ha creato profonda commozione: la sua opera di ostinata generosità rivolta alle persone più bisognose, dando loro tutto ciò che aveva, era ben nota.
Dopo una lunga e approfondita analisi delle possibili soluzioni, l’Arcidiocesi di Modena ha deciso di affidare all’Arca della Misericordia la gestione dei servizi di assistenza e di ospitalità svolte in questi 50 anni, perché, in un qualche modo, continuasse l’attività di padre Romano.
Il primo ottobre c’è stata la presentazione dell’Arca della Misericordia alla parrocchia di San Pancrazio, ed è stata Rina a descrivere gli scopi, le finalità e il modus operandi della nostra associazione.
La testimonianza di Rina
Buongiorno a tutti, sono Rina Bernardi e sono una delle tre fondatrici dell’associazione di volontariato (ODV) dell’Arca della Misericordia. Assieme a mia sorella Carla e a Roberta Brasa, un’amica di infanzia, abbiamo deciso quando avevamo poco più di vent’anni di mettere la nostra vita a disposizione degli ultimi. Non sappiamo spiegare razionalmente cosa ci è successo, ma abbiamo sentito un fuoco dentro che ci ha spinto a fare la carità. Ci siamo completamente affidate al Signore, anche se spesso eravamo ignare di quello che ci stava succedendo. Abbiamo cominciato a distribuire spese alimentari a famiglie povere che aumentavano sempre di più. Per finanziare la nostra opera abbiamo costituito una agenzia di servizi che si occupava prevalentemente di pulizie. Con il nostro lavoro pagavamo le spese, le medicine e anche le bollette dei nostri assistiti. Con il tempo però ci siamo accorte che il bisogno più impellente era quello dell’alloggio.
Allora abbiamo cominciato ad accogliere poveri senza fissa dimora e li abbiamo accolti in un magazzino che usavamo come deposito per la nostra ditta. Il Signore ha cominciato a mandarci sempre più casi difficili e noi li ospitavamo ovunque ci fosse posto anche in roulottes che posizionavamo nel cortile del magazzino. Nel 1998 io e mia sorella abbiamo deciso, con il nostro padre spirituale, di fare le promesse di castità, obbedienza e povertà in forma privata, Roberta invece che è sposata nel frattempo era arrivata ad avere 4 figli.
Nel frattempo aumentavano i poveri, non riuscivamo più a mantenerci con il nostro lavoro, allora il signore ha cominciato a sostenerci con la sua provvidenza. Dai supermercati, mense, enti vari arriva cibo in abbondanza per tutti, abiti, medicinali e altro ancora.
Quando è arrivato a Bologna il cardinal Caffarra io Roberta e mia sorella Carla siamo andate a presentare la nostra opera. Appena gli abbiamo raccontato quello che facevamo lui ha detto che la nostra era un’opera benedetta dal signore e che vi avrebbe aiutato a trovare una casa per i nostri ospiti. Dopo un po’è arrivata la canonica di caselle san Lazzaro, che consideriamo la nostra casa madre, dove vivono 30 accolti. Poi sono arrivate altre case a Bologna, provincia e anche a Modena. Ora abbiamo 8 case per un totale di poco più di 80 accolti.
A Modena abbiamo conosciuto padre Romano con il quale era nato un bel rapporto. Ci siamo subito trovati in sintonia perché praticamente facevamo la stessa opera. Ora siamo molto felici di stare San Pancrazio e di continuare l’opera di padre Romano. Ringraziamo di cuore monsignor Giuliano (Gazzetti ), don Damian Piziak e il diacono Massimo perché ci hanno dato fiducia dandoci in comodato San Pancrazio.
Noi non siamo padre Romano e non saremo mai bravi come lui però sicuramente come lui abbiamo lo stesso amore per gli ultimi, i dimenticati e come dice papa francesco gli scarti dell’umanità. Stiamo sistemando un appartamento per cominciare ad accogliere il primo nucleo di poveri senza fissa dimora.
Concludo dicendo che ci rende felici il fatto di essere stati invitati a partecipare alla sagra e desideriamo instaurare con tutti voi un bel rapporto di amicizia e di collaborazione. Grazie a tutti voi dal profondo del cuore.
Chi era Padre Romano
Padre Romano Volpari. Originario di Faeto, il frate francescano dell’Ordine die Frati Minori era molto conosciuto a Modena e non solo, per le tante attività svolte a sostegno dei più deboli in 50 anni di sacerdozio. Figura sicuramente anticonformista, passò i primi anni di vocazione come prete-operaio presso il porto di Ravenna, poi attraversò diversi territori della regione, fino a tornare a Modena. In città fu parroco alla Cittadella, alla Madonna del Murazzo e infine a San Pancrazio, prima del sopraggiungere della malattia. Abile scultore e protagonista di molte mostre in più parti d’Italia, padre Romano è stato l’ultimo francescano a Modena e ha dedicato la propria vita alle persone più bisognose. I locali delle sue parrocchie, infatti, erano spesso diventati stanze che ospitavano emarginati, migranti, carcerati. Una apertura totale, disinteressata, non priva di difficoltà, che gli è però valsa l’ammirazione di tantissimi modenesi. Nel 2018 aveva pubblicato per Sigem Editore un’autobiografia: “Frate nonostante tutto”.