In via Bellini 54 a Modena un gruppo di volontari di un’associazione che si rifà al Vangelo è diventato un punto di riferimento per numerose famiglie e anziani in difficoltà.
Gabriele Farina 20 febbraio 2016 Gazzetta di Modena (vedi articolo originale)
Una nave che accoglie con amore. Alla guida dell’Arca della Misericordia si trovano donne e uomini di fede. Volontari che operano nel silenzio. Vivono il servizio come un dono, seguendo le parole del Vangelo. Il loro sostegno giunge dalla Provvidenza. A Modena la sede è in via Bellini 54. I giovedì il magazzino con gli aiuti apre alle 17.30. Già un’ora prima le persone iniziano a mettersi in fila per ricevere il sostegno mensile. Mano a mano che arrivano ricevono un numero per essere convocati in ordine di arrivo. Tante sono le famiglie con bambini, di diverse etnie.
L’Arca della Misericordia, le immagini della solidarietà
Prima di iniziare i volontari recitano una preghiera. «Aiutaci a distribuire con amore – chiedono a Dio – pensando sempre alle persone che hanno bisogno». Persone che hanno imparato a conoscere durante la loro missione. «Sono diventate la nostra famiglia», riconosce Katia Baldaccini. La donna, modenese, da circa due anni s’impegna con l’associazione nata a Bologna nel 1993. Con i traghettatori della carità ha conosciuto storie di vera tristezza. Persone che hanno affittato il loro corpo o che sono state violentate («donne e uomini»); c’è chi ha avuto problemi con la droga e l’alcol. La risposta che ricevono, declinata secondo le necessità di ciascuno, è la stessa. «Ognuno è accolto per com’è», garantisce Katia. Cita un esempio del Vangelo di san Marco. Un uomo chiede a Gesù cosa deve fare la vita eterna, comandamenti a parte. «Allora Gesù, fissatolo, lo amò – ricorda la volontaria – e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”». Quasi 2mila anni dopo, Katia e una ventina di altri volontari stanno seguendo il messaggio. A volte sono persone che sono state accolte e desiderano ricambiare. «Una persona ci ha detto: “Il vostro amore mi sta facendo tornare la voglia di vivere” – ricorda la donna – quando sei stato amato tu a tua volta ami». Un sentimento che le persone ricevono in più modi. Un giovedì pomeriggio al mese (gli accessi sono registrati in una tabella) ricevono innanzitutto aiuti alimentari.
I volontari li ricevono dal Centro agroalimentare e dal Banco alimentare di Bologna, ma anche da tanti cittadini comuni. I generi che più spesso mancano sono zucchero, olio e caffè. C’è bisogno anche di detersivi, shampoo… «e volontari». I vestiti sono distribuiti il lunedì mattina. Spesso servono capi per i più piccoli. «A volte sono gli stessi genitori a riportarli indietro – aggiunge Katia – dopo che i figli sono cresciuti. Le donne si accontentano di una felpa, gli uomini di una tuta. C’è bisogno anche di un ascolto». Le esigenze più urgenti, sottolinea la volontaria, riguardano il cibo. A chiederlo, mensilmente, sono circa 250 famiglie. Chiedere aiuto può non essere semplice. «È più facile dare – ammette Katia – perché, se dai, sei in una posizione di “superiorità”. Ci sono persone che non hanno il coraggio di chiedere aiuto. Non è così scontato». Come non lo è rimanere in una situazione di benessere. La volontaria cita esempi di persone che conducevano una vita normale prima di perdere il lavoro e trovarsi nell’avere bisogno di aiuto. A Bologna alcuni chiedono di ricevere la spesa a casa per non farsi vedere in coda. Chi è accolto può essere italiano, tunisino, marocchino, algerino, rumeno, ucraino. «Alcuni scappano per non stare a compromessi», rimarca Katia. Non esistono canali privilegiati. «Siamo tutti fratelli – aggiunge la volontaria – e tutti uguali agli occhi del Signore».
La volontaria è sicura che sia la Provvidenza a guidare il loro operato, intervenendo nel momento del bisogno. «Siamo in affitto – riprende Katia – e dobbiamo pensare noi a pagare le spese. A Bologna una volta abbiamo dovuto chiedere la proroga di un giorno per il pagamento di una bolletta. Siamo riusciti a organizzare una cena di beneficenza, raccogliendo esattamente la cifra che serviva. Un’altra volta ci siamo proposti di organizzare un catering. Ci siamo accorti che non sapevamo come fare, poi abbiamo ricevuto una donazione da un prete : c’era stato un matrimonio ed era avanzato tantissimo». Tutto merito della Provvidenza.